martedì 2 marzo 2010

PALMARIA, LA BELLA SFREGIATA

PROF. GIORGIO PIZZIOLO
UNIVERSITA’ DI FIRENZE


tratto da www.informazionesostenibile.info

Presso alcune tribù o presso alcuni clan la minaccia o addirittura l’azione dello sfregio è usata per dominare la donna e per piegarla al proprio volere, o anche per avviarla alla prostituzione.

I contestati lavori sulla costa interna dell’isola della Palmaria di fatto hanno un analogo effetto nei confronti della natura profonda dell’isola, facendogli perdere il suo fascino originario, buttandola sul mercato del turismo di massa.

Questa arroganza violenta è il male peggiore che questo territorio ha dovuto subire in questa occasione.

Ma al di là delle allegorie cerchiamo di capire quale è la situazione in questo momento estremamente delicato per questo territorio così strategico e di così alto valore.

Le opere eseguite,tra l’altro in maniera grossolana, senza alcuna attenzione alla delicatezza dei luoghi, e formalmente discutibili, in realtà, pur gravi in sé, sono ancora più gravi in quanto vanno a predeterminare gli assetti futuri dell’isola ponendo una grave ipoteca sulle sue destinazioni future.

Ciò è particolarmente grave perché in realtà, né a livello degli esperti, né a livello degli amministratori, né tantomeno a livello delle popolazione e dell’opinione pubblica si è mai svolto un dibattito approfondito sia sulla natura dell’isola, sia sulle possibili sue destinazioni e sulle sue possibili alternative, e quindi sulle modalità per ottenere gli eventuali obbiettivi prefissati.

Abbiamo detto “dibattito approfondito”, che purtroppo è del tutto mancato.

Abbondano invece paradossalmente materiali istruttori per il Parco e per il Sito Unesco, che però hanno avuto fino a questo momento, l’esito di fare solo da foglia di fico per gli interessi e le manovrette locali, e che hanno contribuito, questo sì sensibilmente, ad alzare il valore immobiliare di tutti i territori circostanti.

La questione diviene ulteriormente controversa e contraddittoria se si considera che l’isola fa parte di quel vastissimo ed eccezionale patrimonio pubblico in via di dismissione da parte della Marina e dello Stato. L’operazione dismissione avviene in generale senza alcuna trasparenza e senza che vi sia stata nessuna presa d’atto dello straordinario valore dei territori dismessi, trascurando completamente quelle che avrebbero dovute essere le politiche di ritorno di quei territori all’uso pubblico o comunque all’uso delle Comunità interessate, in quanto Bene Comune, così come furono acquisiti dallo Stato nell’interesse della difesa della Nazione.

Anche sotto questo profilo l’isola Palmaria può allora essere assunta come un punto di riferimento importante e potrebbe essere considerata un caso esemplare da valutare con attenzione prima di qualunque intervento che pregiudichi gli esiti complessivi, ovvero che mostri la gravità di agire avventatamente.

Dunque sulla Palmaria convergono oggi molteplici aspetti e contraddizioni che varrebbe la pena di prendere in considerazione in ogni loro aspetto e di approfondire sia scientificamente che partecipativamente, per evitare la banalizzazione e quindi la distruzione delle sue potenzialità più profonde e di quelle di lungo periodo.

Potremmo allora proporre di aprire finalmente questo “dibattito approfondito” che finora è mancato, anche con qualche prima valutazione da avanzare anche in questa occasione.

Proviamo allora a dare un primo parziale contributo, cercando di individuare alcuni punti fissi di riferimento. Questi possono essere forniti tramite alcune riflessioni paesistiche sperimentali, che intendono peraltro di andare al cuore della vera natura della Palmaria.

Da esse, come vedremo, l’isola appare sempre caratterizzata da una doppia condizione, da un lato quella di una rara bellezza, e contemporaneamente e dall’altro, quella di una intrinseca estesissima fragilità.

Bellezza e Fragilità sono le connotazioni di questo luogo singolare, e da questa quindi ne dovrebbe discendere l’estrema delicatezza e circospezione con la quale si dovrebbe trattare questo luogo così particolare.

I punti fissi delle riflessioni paesistiche sperimentali:


Insularità

Può sembrare ovvio, ma proprio il fatto di essere un’isola (la maggiore della Liguria) ma di essere contemporaneamente molto prossima alla costa ne fa un luogo raro, ma al tempo stesso “fragile”proprio nella sua insularità. Così Il canale di Portovenere diviene allora un ambiente delicatissimo, sia sul mare che sulla terra, che sull’isola. E’ qui invece che si sono concentrate le maggiore alterazioni di questi ultimi anni (massicciate a terra, interventi sull’isola), con nefasti esiti.

Il fascino della Palmaria è quello di essere separata , “isolata”, segreta, una meta raggiungibile solo con la navigazione. Ogni tentativo di avvicinamento improprio non fa che banalizzare l’isola stessa.

D’altra parte “l’isolamento” anche dal punto di vista naturalistico è quello che garantisce la biodiversità, bene prezioso e sempre più raro. Queste considerazioni valgono anche per il mare che circonda in varie forme l’isola stessa.

Complessità

L’isola si presenta peraltro con diversi aspetti sui suoi diversi fronti a mare, ed anche nel suo interno vi sono situazioni assai diverse sia naturali che dovute alle vicende storiche. Altrettanto può dirsi per i fondali che la circondano, sia per le loro diversità di ambiente, sia per la natura dei flussi e delle correnti. Siamo dunque in presenza di un compressissimo Microcosmo, con delle straordinarie variazioni di paesaggio e di situazioni ambientali, tutte diverse e tutte di grande pregio (basti pensare delle grandi falesie sul mare aperto, alla macchia mediterranea così diffusa, alle grotte preistoriche e alle costruzioni militari e storiche, all’isola del Tino e del Tinetto, alle coltivazioni interne, etc,).

Ma il microcosmo è veramente piccolo, e vive della sua articolazione morfologica estrema. Questa ci appare allora come la fragilità della ricca ma minuta complessità dell’isola.

Anche questa condizione richiede la massima attenzione, e così operazioni possibili in altre situazioni qui non sono ammissibili. Per esempio ipotizzare una viabilità interna, per quanto raffinata e “sostenibile”, farebbe saltare tutti i delicati equilibri tra le diverse parti del microcosmo , rischiando di stravolgere tutti i rapporti ambientali, ecologici, e paesistici dell’intera isola, con un danno ambientale ed economico irrecuperabile.


Usi multipli

Proprio la natura complessa dell’isola ha introdotto nel tempo una serie di usi differenziati e assai particolari di ogni risorsa. Questo fatto è stato ulteriormente accentuato dagli usi militari dell’isola stessa, che hanno ancor più specializzato gli usi dell’isola . E’ evidente , di conseguenza l’alta potenzialità di uso dell’isola ma anche la fragilità di una tale situazione.

Anche sotto questo profilo dunque introdurre usi impropri o peggio trasferiti da modelli consumistici, rischia di alterare irrimediabilmente l’isola, snaturando e banalizzando il suo patrimonio antropologico e di fruibilità diffusa ma assai delicata.

Antropizzazione diffusa

Un’ulteriore conseguenza del punto precedente, accentuata dall’uso militare secolare, è quella del fenomeno di uso temporaneo, stagionale, dell’isola stessa . Seppure con modalità diverse, nei vari periodi storici, di fatto l’isola è stata abitata stabilmente da pochissime persone, e non vi è mai stato un insediamento significativo, Del resto il rilievo napoleonico dimostra chiaramente che questa caratteristica è di antica data. In realtà si potrebbe avanzare l’ipotesi che l’isola fosse una sorta di “bene civico” delle popolazioni abitanti i Borghi Marinari (Portovenere, Le Grazie, Fezzano,) che usavano stagionalmente quei territori, li coltivavano (in terra e in mare) e ne usufruivano comunitariamente.

Nel momento attuale di cambio di fruizione del bene, con le dismissioni militari, si assiste ad una fase di accaparramento dei beni, senza il minimo controllo pubblico, e senza alcuna valutazione e senza alcun piano di riuso e di fruizione dei beni e delle risorse dell’isola, il che è particolarmente increscioso trattandosi di un parco regionale , e quindi di un territorio di interesse pubblico.

Relazioni ambientali, paesistiche turistiche, con la Penisola Cinqueterre/Portovenere.

L’Isola Palmaria è anche il terminale della penisola o promontorio che dalle Cinque Terre si allunga nel Mare Ligure , fino al Tinetto. Vista in questo contesto geografico paesistico essa acquista un’ulteriore valenza, quella di un incontro sempre più sfumato e rarefatto tra Terra e Mare, e proprio la sua natura aspra, selvaggia e a basso livello di antropizzazione fa del piccolo arcipelago finale lo straordinario completamento di questa terra di grande significato, e di questo mare circolante.

Non per niente queste isole fanno parte di un parco, che peraltro è rimasto sulla carta e che non sembra affatto cogliere questi aspetti fondamentali della sua stessa natura. Senza una comprensione della sua stessa qualità difficilmente si potrà pensare a politiche di sostenibilità attiva di questo bene unico.

Relazioni ambientali, paesistiche, turistiche, con il Golfo della Spezia

Infine è naturale ricordare che l’isola con il suo piccolo arcipelago è una parte significativa e fortemente caratterizzante dell’intero Golfo della Spezia, proprio nella sua apertura a mare. Questa particolare configurazione fa dell’isola un elemento di valore strategico non solo come lo fu intermini militari, ma ancor oggi in termini ecologici e paesistici. Il riconoscimento di questo suo ruolo è assai scarso, e sarebbe viceversa del massimo interesse. Infatti sotto entrambi gli aspetti l’isola è caposaldo di sistemi di relazioni ecologiche vitali e paesistiche intense che riguardano molteplici altri riferimenti costieri, marittimi ed anche lontani, si pensi per tutti ai reciproci rapporti visivi e simbolici, con le Alpi Apuane ed il, M,Sagro., ovvero con Vezzano Ligure e S.Venerio che un tempo dominava le relazioni con l’isola.
Tutte queste relazioni sono oggi trascurate e ignorate, e rischiano di essere compromesse da scelte banali e devastanti, che svilirebbero i contesti territoriali e quindi le loro capacità relazionali.

Occorre lanciare una nuova politica paesistica

Proprio il binomio bellezza fragilità , enormemente esaltato dalla pericolosità della fase in corso che aumenta a dismisura la fragilità antropica indotta sull’isola, ci spinge a proporre di aprire una fase di riflessione, di approfondimento e di moratoria sull’isola , a cominciare dalle opere dello “Sfregio”, assolutamente da fermare e se possibile da eliminare, dando comunque inizio ad una fase di trasparenza di ogni atto che si intenda prendere sull’isola, superando l’attuale mancanza di trasparenza ormai arrivata ai limiti dell’omissione degli atti di ufficio, tenendo conto dello smascheramento delle Spa, o Srl che siano, anche a livello nazionale, in quanto strumenti antidemocratici che tolgono ai cittadini il controllo sulla cosa pubblica e che possono esporsi al rischio “gelatina”. Un progetto paesistico, realmente partecipato dal basso, e non teleguidato, è forse l’ultima possibilità per evitare la “riminizzazione” della Palmaria e la sua banalizzazione diffusa, come comporterebbe il rendere “balneabile tutta la riva interna dell’isola, duplicano il fronte a mare della Portovenere recente. crediamo che l’isola non si meriti questo affronto fatto nell’interesse di pochi, e con la distruzione anche economica di un bene che invece dovrebbe contribuire al benessere, economico e d ecologico di tutta la popolazione. Un programma di politica paesistica in tal senso, estensibile magari alla penisola e al Golfo, è ancora possibile, basta volerlo.

18 commenti:

  1. Andrea Scalitimarzo 02, 2010

    Ma il parco della Palmaria è lo stesso delle 5 Terre? Lo stesso cioè dove per un pelo si stava per costruire un albergo? Bisognerebbe indagare un po' in profondità come e soprattutto perchè (e con perchè intendo a che prezzo) gli amministratori di tale o tali parchi non agiscano a tutela degli stessi ma sembrano invece preposti alla loro distruzione.
    Voglio fare i complimenti a tutte le persone che lottano costantemente contro questi soprusi e che ancora credono che la bellezza vada salvata. Sono ligure anche io e soffro nello scoprire come gli interessi economici e politici continuino a far precipitare la nostra bellissima regione nel baratro.

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  2. per la palmaria non servono i dibattiti approfonditi politichesi , ma servono i fatti.
    i lavori in corso non sfregiano l'isola ma la rendono piu' sicura;
    le tesi del prof. Pizzioli sono fumo negli occhi per chi non conosce l'isola;mentre per chi la conosce sono tesi assolutamente sbagliate.
    mauro toselli isola palmaria

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  3. Sandra Allorimarzo 03, 2010

    Non riesco a tacere dopo l'intervento di chi,per il solo fatto di abitare sulla Palmaria, si sente autorizzato a sparare giudizi sommari e illogici. Definire e liquidare a priori l'articolato e profondo intervento del professor Pizziolo come " fumo negli occhi" mi sembra, come minimo,un esempio di disarmante povertà culturale e scarsa sensibilità verso quella "bellezza e fragilità"dell'isola che dovrebbe essere difesa e non aggredita dalle ruspe.

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  4. x Sandra Allori;
    Toselli Mauro, oltre che da isolano , parla da tecnico con esperienza di oltre 30 anni nell'analisi e gestione di avanprogetti e progetti esecutivi.
    Per cui posso riaffermare che l'analisi tecnica oggettiva dice che questo progetto non sfregia l'isola ma la rendera' piu' bella.
    Tutte le altre affermazioni negative sono prevenute e frutto di fantasie

    mauro toselli Isola Palmaria

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  5. Il prof.Pizziolo in passato era stato incaricato dal comune di organizzare i gruppi di urbanistica partecipata.In seguito il comune rinunciò alla sua collaborazione poichè il
    professore cantava fuori dal coro.Ora Pizziolo critica apertamente i lavori sull'isola Palmaria.
    >Ma il vero motivo del pianto non è "il fumo negli occhi"della sua analisi così amara,è lo
    scempio quotidiano che gli escavatori realizzano
    con una macabra danza ,sul bagnasciuga di Carlo Alberto.
    Enrico Pandolfo

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  6. Se il progetto di "riqualificazione"della Palmaria era così condivisibile perchè si è fatto di tutto per non farlo conoscere in tempo?
    Se il progetto era così trasparente,perchè si è continuamente sbandierato l'abbattimento dello
    "scheletrone",che rappresenta solo un decimo dello importo globale del finanziamento,come una maschera dietro alla quale realizzarew una urbanizzazione incompatibile col Parco?
    Se il progetto era così finalizzato all'allaccio
    di acqua e gas,per i pochi veri residenti dell'isola,perchè in nessuna sezione delle tavole
    del progetto,viene descritta la presenza delle
    tubazioni promesse?
    Se il progetto è stato finanziato con fondi regionali,perchè in modo strumentale ora si vuol
    rappresentare una necessità di tipo rionale e quindi da finanziare con fondi comunali?
    In sintesi si cerca di incartare un "pacco"con
    motivazioni di "pubblica utilità",mentre l'utilizzatore finale sarà un interesse privatissimo.
    Enrico Pandolfo

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  7. Le varie posizioni sul progetto Palmaria sono tutte legittime e giustificate.Tutti i problemi
    complessi giustificano molteplici letture.Quello che non si può accettare è
    la mancata trasparenza dell'informazione
    la descrizione di una erosione marina inesistente
    la crezione di un "belvedere"volto a giustificare
    la costruzione di una strada litoranea.
    una scogliera adatta al portocanale di Rimini
    non a punta Beffettuccio

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  8. Per Mauro Toselli. Vedremo tra 5-10 anni, a dirla tutta, come sarà ridotta l'isola.
    Invasa dal turismo selvaggio con un ecosistema alterato e rovinato.
    riccardo

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  9. Questo articolo è molto semplice ed al tempo stesso molto efficace; il binomio bellezza fragilità è molto bello.
    Lo sforzo e l'impegno delle associazioni per salvaguardare l'isola Palmaria è encomiabile.
    Ma mi sento di fare una piccola critica che può servire, lo spero, per il futuro.
    In un paese come Portovenere deve essere sollecitata direttamente la popolazione (come era successo per la costruzione dell'ascensore poi bloccata).
    Un blog su Inet non è sufficiente. Gli sforzi dovevano essere anche profusi 'sul campo' magari con volantini, affissioni nella piazza e in calata...
    Lo spicchio di roccia tagliato a punta Beffetuccio è una mostruosità!!!
    Grazie

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  10. ribadisco che tutti i residenti e abitanti dell'isola palmaria ( meno gli eredi Fenoglio ) sono favorevoli al progetto, e sino a prova contraria contano molto di piu' dei VAS.

    mauro toselli isola palmaria

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  11. sandra allorimarzo 09, 2010

    Non vorrei che questi interventi si riducessero a schermaglie personali , quando in gioco c'è una posta così preziosa come la Palmaria. Ma ricordo al Signor Toselli che se il concetto di bello può essere soggettivo , lo scempio che si sta attuando sull'isola è , ahimè, drammaticamente oggettivo;la visione di quello che le ruspe stanno facendo quotidianamente parla da solo: non mi sembrano fantasie ma , purtroppo, una dolorosa e amara realtà.
    Il fatto che il Signor Toselli sia un tecnico non mi pare voglia dire molto : quanti scempi ambientali sono stati fatti nel nostro Paese da qualificati tecnici? si deve credere che le motivazioni di tanti interventi siano mosse da rispetto per la natura, per l'ecosistema o per la pubblica utilità?Guardando la parte della Palmaria che sta cambiando il suo aspetto, tutto si direbbe tranne questo.

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  12. x sandra allori;
    i tecnici sanno valutare i progetti analizzando i disegni;
    sanno valutare gli avanzamenti lavori;
    e soprattutto sanno valutare come saranno i lavori finiti .
    Lei invece si limita a valutare le opere provvisorie necessarie per eseguire i lavori previsti dal progetto senza rendersi conto che a fine lavori sara' tutto ripristinato

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  13. Il comitato di Salvaguardia è formato da tecnici (ingegneri, architetti, economisti,..) non in conflitto di interesse. Nel senso che non sono pagati per realizzare determinate opere con soldi pubblici.
    Si sono a FATICA ottnenuti i documenti ufficiali dal comune ed analizzati, studiati e divulgati.
    Le nostre perplessità in merito sono note.

    Relativamente ai lavori in corso documentati da foto si evidenzia:

    Le scogliere di fronte alla Locanda Lorena che si vedono dalle foto non sono forse permanenti? E a cosa servono? Non c'è di certo erosione in quel punto o difficoltà di transito....ma se invece che di sentieri si ragiona in termini di viabilità STRADALE forse le cose tornano.
    Tutte le scogliere fino ad ora realizzate alterano l'ambiente in modo pesante.

    La macchia mediterranea, già in parte distrutta, che verrà rasa al suolo completamente per realizzare un belvedere a punta Befettuccio, spendendo centinaia di migliaia di Euro ottenuti con finaziamenti pubblici, sparirà per sempre. A che pro?

    Sarebbe bene argomentare in modo adeguato i propri punti di vista se no si rischia di ripetere all'infinito frasi fatte prive di ogni contenuto.

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  14. neanche io sono in conflitto di interesse ;
    ma sicuramente sono molto piu' interessato di Voi al bene dell'isola , visto che ci sono anche nato .
    La scogliera posizionata al Terrizzo serve,oltre a proteggere la passerella larga mt.1,6 per il camminamento voluto da tutti ( meno i Vas e gli eredi Fenoglio ),anche a proteggere il muro di sostegno della strada dalle erosioni in corso causate dalle libecciate,
    ma da Voi stranamente mai rilevate!!!!!!!!!!
    Le Vs. preoccupazioni per la macchia mediterranea sono prevenute perche' in meno di un anno si rigenera piu' bella di prima.
    A lavori finiti potro' sicuramente dimostrarvi che Vi state sbagliando.
    mauro toselli isola palmaria

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  15. FALCONE RICCARDO
    DAL 1959 FREQUENTO L'ISOLA affermo che per il Comune di Portovenere l'Isola ha sempre rappresentato la cosiddetta palla al piede,e ci hanno sempre riferito che data l'utilità che dà al Comune (tre esercizi commerciali),era anche troppo quello che il comune faceva, mai un servizio di raccolta rifiuti anche saltuaria, ogni anno io mia moglie e tanti altri amanti dell'isola ci siamo preoccupati di raccogliere e portar via decine e decine di sacchi di rifiuti che purtroppo i maleducati lasciavano sugli scogli se fosse dipeso dal Comune oggi quel litorale sarebbe una discarica. Quando mai abbiamo visto i vigili urbani, guardie provinciali o altro mai in 50 anni, oggi intervengono per cosa? per fare danni questa è una vera e propria vergogna

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  16. Saluto i convenuti,

    intendo apportare il mio contributo come abitante di Portovenere e rispettoso cultore della storia e costumi del mio territorio.

    “mantenere l’ Isola Palmaria piacevolmente selvaggia...” , come qualche bloggista mi pare
    abbia affermato.
    Selvaggia non lo e’ mai stata, a meno che non ci si riferisca all’ abbruttimento di questi ultimi decenni dovuto a cialtronesca conduzione della cosa pubblica. Le antiche attivita’ agricole, la salatura, le opere militari e quelle estrattive ne hanno sempre determinato la connotazione, l ‘ordine ed il mantenimento. Pertanto non si confonda l’ irrispettoso abbandono di oggi con un semplice “...piacevolmente selvaggia...”

    L ‘iniziativa privata, non e’ stata mai regolata ma solo superficialmente bloccata, dando adito a piccoli sotterfugi urbanistici privati e consentendo evidenti sfaceli pubblici (marina militare, mense in capannoni di lamiera, campeggi aviazione etc.)

    Per quanto riguarda le presunzioni di interesse privato, ricordo che la costituzione italiana non prevede ancora regole bulgare sull’ esproprio dei beni privati e se “scambio” c’e’ stato, approvo questa modalita’ che ha consentito di non paralizzare l ‘intera iniziativa nei tempi biblici della giustizia italiana dei ricorsi e contro ricorsi.

    Non dobbiamo dimenticare che oltre ad ameno luogo di villeggiatura e passeggiate naturalistiche, l ‘isola e’ luogo di residenza di diversi nuclei familiari che negli ultimi tempi hanno dovuto aggrapparsi con tutte le loro forze per sopravvivere ai grandi disagi creati dall ‘immobilismo amministrativo che ha adottato la comoda politica del NO ad oltranza senza risposte propositive.

    Vorrei confortare il Prof Pizziolo, che, ahime’ ’il “turismo di massa” sull ‘isola esiste gia’ ed io aggiungo smodato e visto che non lo si puo’ certamente regolare precludendone l ‘accesso, ben vengano interventi di riordino che inibiscano le orde dallo sporcare/defecare/ scaricare / accampare come fin ora avvenuto. L’ ordine inibisce il disordine.

    Per concludere:
    contrastare l’ abusivismo e’ sacrosanto e nel contempo aprire gli strumenti urbanistici agli interventi conservativi. Nello specifico ritengo si debba vigilare sulla modalita’, intesa a rendere l ‘intervento il piu possibile integrato e piacevole ma finalmente consentire un ‘ opera che spero sia la prima di una serie per cui la parola conservazione non rimanga sinonimo di bieco abbandono.

    Silvio Turano

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  17. Il signor Turano nella vita è titolare di una AGENZIA IMMIBILIARE a Porto Venere e quindi ha un preciso interessepersonale nella cementificazione.Inoltre spesso nei suoi annunci pubblicitari mette in vendita ruderi veri e fasulli garantendo all'acquirente di fornire la sua CONSULENZA per le successive pratiche edificatorie.In pratica si offre come basista presso l'ufficio tecnico.
    Andrea Canese

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  18. Non so chi sia il “signore” che ha postato il commento successivo al mio, e tutto mi sarei augurato in un blog di interesse pubblico che si scivolasse su sgradevoli considerazioni riguardanti l‘ambito personale degli scriventi.

    Vorrei avvertire il “signore” che basista significa, in un certo gergo, chi organizza un colpo ladresco o una rapina, fornendo le basi logistiche, il piano d’azione e tutte le necessarie informazioni atte a commettere il reato.

    Mentre la mia attivita’ ormai trentennale mi ha permesso di accedere alla storia del nostro territorio, non basata su “ciarle” da piazza, ma esclusivamente verificata su documenti ufficiali e atti notarili che riportano usi, servitu’, obblighi, diritti, passaggi e descrizioni di antiche proprieta’. E sappiamo benissimo che la storia delle persone e delle famiglie scrive la storia del territorio.

    Ricordero’ al “signore” che si presenta al blog con sospetto livore che la politica della cementificazione nei presidi ambientali contrasta con la mia filosofia e anche con la mia attivita’ perche’ non mi permetterebbe piu’ di proporre immobili nel mio terrritorio, bello come e’ sempre stato e che fin ora, proprio perche’ intoccato, mi ha consentito di condurre
    con soddisfazione la mia professione e far crescere i miei figli in un ambiente protetto.

    Lascio questo blog dopo la doverosa puntualizzazione e mi scuso con i lettori se certe argomentazioni ci hanno fatto perdere di vista l ‘oggetto della interessante discussione

    Silvio Turano

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